tag:blogger.com,1999:blog-67792307403299506702024-03-19T05:47:52.012+01:00vecchia talpaPensieri ed opinioni in libertàvecchiatalpahttp://www.blogger.com/profile/09993341778342944005noreply@blogger.comBlogger11125tag:blogger.com,1999:blog-6779230740329950670.post-53233462420256722282010-02-14T21:56:00.002+01:002010-02-14T21:59:52.329+01:00Per fortuna!<div align="justify">Vi linko una nota che ho ho appena letto, è veramente istruttiva</div><div align="justify"> </div><div align="justify">ITALIANISTAN: Un Paese che ha un Padrone </div><div align="justify"> </div><div align="justify">Salve sono un cittadino dell'Italianistan. Vivo a Milano 2, in un palazzo costruito dal Presidente del Consiglio. Lavoro a Milano in una azienda di cui è mero azionista il Presidente del Consiglio. Anche l'assicurazione dell'auto con cui mi reco a lavoro è del Presidente del Consiglio, come del Presidente del Consiglio l'assicurazione che gestisce la mia previdenza integrativa .</div><div align="justify">Mi fermo tutte le mattine a comprare il giornale, di cui è proprietario il Presidente del Consiglio.Quando devo andare in banca, vado a quella del Presidente del Consiglio. Al pomeriggio, esco dal lavoro e vado a far spesa in un Ipermercato del Presidente del Consiglio, dove compro prodotti realizzati da aziende partecipate dal Presidente del Consiglio. Alla sera, se decido di andare al cinema, vado in una sala del circuito di proprietà del Presidente del Consiglio e guardo un film prodotto e distribuito da una società del Presidente del Consiglio (questi film godono anche di finanziamenti pubblici elargiti dal governo presieduto dal Presidente del Consiglio).</div><div align="justify">Se invece la sera rimango a casa, spesso guardo la TV del Presidente del Consiglio con decoder prodotto da società del Presidente del Consiglio, dove i film realizzati da società del Presidente del Consiglio sono continuamente interrotti da spot realizzati dall'agenzia pubblicitario del Presidente del Consiglio.</div><div align="justify">Soprattutto guardo i risultati delle partite, perché faccio il tifo per la squadra di cui il Presidente del Consiglio è proprietario. Quando non guardo la TV del Presidente del Consiglio, guardo la RAI, i cui dirigenti sono stati nominati dai parlamentari che il Presidente del Consiglio ha fatto eleggere. Allora mi stufo e vado a navigare un po' in internet, con provider del Presidente del Consiglio.</div><div align="justify">Se però non ho proprio voglia di TV o di navigare in internet, leggo un libro, la cui casa editrice è di proprietà del Presidente del Consiglio. Naturalmente, giustamente, come tutti i paesi Democratici e Liberali, anche il Italianistan è il Presidente del Consiglio, che predispone le leggi che vengono approvati da un Parlamento dove la maggioranza è composta da dipendenti ed avvocati del Presidente del Consiglio, e conforme a ciò la Magistratura è un mero Organo del Governo presieduto dal Presidente del Consiglio. Che governa nel Mio esclusivo interesse. Per fortuna.</div><div align="justify">Candidamente Franco</div>vecchiatalpahttp://www.blogger.com/profile/09993341778342944005noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6779230740329950670.post-60227952742517687702008-03-18T15:14:00.003+01:002008-03-18T16:41:06.189+01:00DePILiamoci<div align="justify">Qualche sera fa, all'inizio della trasmissione televisiva Report, una voce fuori campo ha letto alcuni brani di un discorso pronunciato il 18 marzo 1968, tre mesi prima di essere ammazzato, da Robert Kennedy, candidato democratico alle elezioni presidenzali degli Stati Uniti D'America, presso l'università del Kansas . </div><div align="justify">Quelle poche frasi mi hanno sinceramente toccato nell'intimo: mai ho ascoltato parole così semplici e chiare ma allo stesso tempo così veritiere e lungimiranti sul Prodotto Interno Lordo, uno dei miti intoccabili della nostra società contemporanea, in nome del quale tutti i veri valori umani vengono in secondo piano.</div><div align="justify">Ho voluto perciò fare una breve ricerca su quel discorso, che ho ritrovato pubblicato, insieme ad un video, sul sito <a href="http://www.benessereinternolordo.net/">http://www.benessereinternolordo.net/</a>, all'interno del quale è stata lanciata una campagna chiamata dePiliamoci, che ha già raccolto l'adesione di numerose personalità, associazioni e cittadini e che proprio oggi, 18 marzo, ha organizzato presso l'Università di Bari, in occasione del quarantennale del suo pronunciamento, lo svolgimento di un convegno per dibattere l'attualità di quel discorso. </div><div align="justify">Sperando di farvi cosa gradita, ne pubblico il testo ed il video. <div align="justify"></div><br />Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.<br />Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jpnes, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.<br />Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.<br />Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.<br />Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.<br />Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.<br />Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani. </div><div align="justify"><br />(Robert Kennedy)</div><div align="justify"></div><br /><br /><object height="355" width="425"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/-AF13ej-vDg&hl=it"><param name="wmode" value="transparent"><embed src="http://www.youtube.com/v/-AF13ej-vDg&hl=it" type="application/x-shockwave-flash" wmode="transparent" width="425" height="355"></embed></object>vecchiatalpahttp://www.blogger.com/profile/09993341778342944005noreply@blogger.com19tag:blogger.com,1999:blog-6779230740329950670.post-9721948655163810582008-02-10T16:08:00.000+01:002008-02-12T18:09:07.012+01:00Yes, we can<div align="justify">Forse deluderò qualche amico probabilmente molto più duro e puro di me, ma le primarie che si stanno svolgendo negli USA in questi giorni, soprattutto in campo democratico, non mi lasciano del tutto indifferente.<br />Prevedo già alcune obiezioni: è una lotta interna al sistema, uno o l'altro è lo stesso, tanto peggio tanto meglio così si acuiscono le contraddizioni, ecc.<br />Per me non è così. </div><div align="justify">Dando per scontato che una vittoria dei Democratici è ovviamente di gran lunga preferibile ad una dei Repubblicani (non è lo stesso, tanto per fare qualche esempio, se diventa Presidente dello Stato più potente al mondo un altro guerrafondaio o uno che vuole invece modificare la politica estera del suo Paese in senso meno interventista, uno che vuole lasciare immutata la vergognosa legislazione americana in materia di sanità o uno che vuole cercare di cambiarla , uno per cui i milioni di homeless sono solo un dato statistico o al più un fatto folcloristico o uno che vuole dare maggiore dignità ai cittadini), dichiaro apertamente la mia simpatia per Obama, pur essendo consapevole di tutti i suoi limiti. </div><div align="justify">Per chi come me ricorda, infatti, ancora le lotte degli afroamericani negli anni '60 per ottenere i più elementari diritti di uguaglianza (nella Nazione considerata universalmente il campione della Democrazia!), quali ad esempio frequentare una qualsiasi scuola o sedersi in autobus senza dover cedere il posto ad un bianco o entrare in un locale pubblico senza essere allontanati, l'idea di un Presidente progressista di colore, a costo di essere accusato di razzismo alla rovescia, non può non piacere veramernte molto.<br />Piuttosto più confuse sono invece le mie idee per quanto riguarda il nostro Paese in riferimento alle prossime elezioni legislative: che dobbiamo fare?<br />Ho già ricevuto da un amico l' invito ad una campagna di annullamento della scheda elettorale per dare un forte segnale di protesta contro il sistema politico e devo dire che l'idea ha una qualche suggestione, soprattutto a seguito delle cocenti delusioni patite nell'ultimo biennio. </div><div align="justify">Ma in fondo in fondo non sono convinto: l'idea di ridare per altri cinque anni (se tutto va bene!), passivamente e senza alcun tentativo o testimonianza di oppormi, la guida del Paese al "presidente-operaio", al suo partito-azienda e all'armata dei suoi avvocati difensori, con la solita storia dei conflitti di interesse e delle leggi "ad personam" e soprattutto con la solita politica antipopolare, mi sembra che vada al di là di ogni mia possibilità di resistenza psichica.</div><div align="justify">D'altra parte, l'idea "cannibale" di Veltroni di contrastare l'inevitabile correndo da solo mi sembra non solo destinata a perdere ma addirittura suicida, perchè di fatto rende inutile non solo votare per schieramenti più antagonistici, ma addirittura per il suo stesso partito!</div><div align="justify">Scusate la forse poca chiarezza di questo post, ma riflette pienamente la confusione che ho in testa.</div><div align="justify">Datemi qualche consiglio o, se non potete, almeno un po' di conforto!!!!</div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><br /><br /><object height="355" width="425"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/jjXyqcx-mYY&rel=1"><param name="wmode" value="transparent"><embed src="http://www.youtube.com/v/jjXyqcx-mYY&rel=1" type="application/x-shockwave-flash" wmode="transparent" width="425" height="355"></embed></object>vecchiatalpahttp://www.blogger.com/profile/09993341778342944005noreply@blogger.com26tag:blogger.com,1999:blog-6779230740329950670.post-11064665916680385162008-01-06T17:35:00.000+01:002008-01-07T14:07:07.047+01:00Sparami!<div align="justify">Molto volentieri aderisco all'invito dell' amico Vincenzo (<a href="http://vincenzocaldarola.blogspot.com/">http://vincenzocaldarola.blogspot.com/</a>) di pubblicizzare questo video da lui realizzato e prodotto (come dice lui: di diffonderlo come un virus!). </div><div align="justify">Con la musica dei 99 Posse, Vincenzo ci propone un montaggio molto ben realizzato di immagini che ci parlano di diritti, solidarietà, giustizia, integrazione, diversità, tolleranza, rifiuto della guerra e della violenza: valori elementari che nel terzo millennio dovrebbero ormai essere considerati acquisiti dall'umanità.</div><div align="justify">Purtroppo sappiamo tutti che non è così e le immagini scelte da Vincenzo stanno lì a ricordarcelo.</div><div align="justify"> </div><div align="justify"> </div><br /><br /><object width="425" height="355"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/6myPIDIqqv8&rel=1"></param><param name="wmode" value="transparent"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/6myPIDIqqv8&rel=1" type="application/x-shockwave-flash" wmode="transparent" width="425" height="355"></embed></object>vecchiatalpahttp://www.blogger.com/profile/09993341778342944005noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-6779230740329950670.post-41441579139602422032007-12-27T18:16:00.000+01:002008-01-03T18:29:14.458+01:00I Lakota Sioux<div align="justify">Per una volta non sono stati i "visi pallidi" a dichiarare "carta straccia" gli oltre 150 trattati che dal 1868 hanno cercato di regolare i sempre difficili rapporti fra il governo degli Stati Uniti e il popolo dei nativi d'America: poco prima di Natale una delegazione di indiani Lakota, gli stessi che nel 1876 guidati da Cavallo Pazzo e Toro Seduto inflissero nella mitica battaglia di Little Big Horn all'esercito <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUDwhIFAlkwn9CFYQMrx0XAw_fxNlp3Xt181w3p4KaIMVZQ0TMIag090kmNU01fo7fRtQrMhD1w6HZXgIhrL0P3VfdD9Deyk6bz8icIbtEmkbETqCQbKNBGMDvKU6TJDQIW7NhLgWadZU/s1600-h/toro.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5149791897316125714" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUDwhIFAlkwn9CFYQMrx0XAw_fxNlp3Xt181w3p4KaIMVZQ0TMIag090kmNU01fo7fRtQrMhD1w6HZXgIhrL0P3VfdD9Deyk6bz8icIbtEmkbETqCQbKNBGMDvKU6TJDQIW7NhLgWadZU/s400/toro.jpg" border="0" /></a>americano una delle più clamorose sconfitte della sua storia, ha presentato al Dipartimento di Stato Americano una dichiarazione in cui si annuncia in maniera unilaterale la recessione da tutti gli accordi e la rinuncia alla cittadinanza americana. Non solo: fra qualche giorno cominceranno a rilasciare patenti e passaporti, non pagheranno più le tasse e intraprenderanno relazioni diplomatiche con diversi Paesi.</div><div align="justify"></div><div align="justify">Il perchè di una simile decisione non credo richieda eccessive spiegazioni: sin dall'inizio gli stessi "visi pallidi" hanno sempre considerato quei trattati una pura formalità e non hanno mai esitato a violarli ogniqualvolta nei territori assegnati agli indiani venivano scoperti nuovi giacimenti ricchi di oro, argento, rame e piombo o la "fame di terra" dei sempre più numerosi coloni bianchi richiedeva una redifinizione dei confini delle "riserve". </div><div align="justify">Da sempre la storia degli indiani in rapporto alla "civiltà" è stata una storia di derportazioni, massacri, emarginazione, espropriazione, inganni e spoliazione culturale.</div><p align="justify">L'ultima beffa per gli indiani d'america si è consumata nel 1926, quando il governo federale concesse loro la cittadinanza Americana: da quel momento ogni loro precedente diritto sancito dai trattati decadde anche in maniera formale perchè contestualmente il governo dichiarò di non poter riconoscere alcun trattato sancito con i propri cittadini ma solo con altri Stati. </p><p align="justify">Quello dei Lakota è sicuramente destinato a rimanere poco più che un gesto simbolico ma non posso fare a meno di esprimere tutta la mia simpatia per questi pochi "pazzi" temerari che osano, in nome della propria dignità e del proprio orgoglio di popolo libero, sfidare ancora una volta il "gigante" (e che gigante!).</p>vecchiatalpahttp://www.blogger.com/profile/09993341778342944005noreply@blogger.com19tag:blogger.com,1999:blog-6779230740329950670.post-56523586694588684782007-12-25T19:11:00.000+01:002008-01-03T18:29:54.958+01:00Kodak Easyshare C743: una buona fotocamera digitale<div align="justify"><br />Posseggo questa fotocamera digitale già da qualche mese. </div><div align="justify">L'ho acquistata attraverso una serie di combinazioni favorevoli: attivando Conto Arancio (versando 1 solo euro) attraverso il sito di Media World online ho ricevuto un buono di 80 euro da spendere sul sito stesso. Quindi ho aspettato qualche settimana finchè ho trovato questa digitale in offerta "sotto costo" al prezzo di 99 euro: in pratica l'ho pagata 26 euro (19 euro di differenza sul buono + 7 euro di spedizione). Niente male!</div><div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwhSORTvzQ3MAbGfYabQmmyebukmQFOqgKRvJ_nPJ_iqgFLEscYN3lVU4t1J7J9sb_Ni1Y2KDrBXUK5-piMmsBEvZ8Fn-3ego7wWq4ARB1N34k0tQhY8haUTOXLeXRg1RaAjIY3CD1xsw/s1600-h/C743_FF_250x200.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5148706322857225218" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwhSORTvzQ3MAbGfYabQmmyebukmQFOqgKRvJ_nPJ_iqgFLEscYN3lVU4t1J7J9sb_Ni1Y2KDrBXUK5-piMmsBEvZ8Fn-3ego7wWq4ARB1N34k0tQhY8haUTOXLeXRg1RaAjIY3CD1xsw/s320/C743_FF_250x200.jpg" border="0" /></a><br /></div><div align="justify">Non mi illudo ovviamente di aver acquistato un "gioiello" di tecnologia nè di poter con questa macchina sperare di eguagliare le prestazioni di una reflex, ma per le mie esigenze va più che bene!</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">Ma vediamo con calma e cominciamo dall'inizio.<br />La fotocamera mi è stata recapitata tramite corriere dopo due soli giorni dall'ordine in una confezione corredata da un cavetto USB per scaricare le foto, un cavetto AV per i video, un CD per l'installazione del software sul computer, 2 batterie AA alcaline, un cinturino da polso ed un manuale di istruzioni.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">L'installazione del software (versione 6.0) sul computer non presenta alcuna difficoltà ed è piuttosto rapida. E' compatibile sia con Windows che con Macintosh e richiede prestazioni minime: processpre da 600 MHz, 128 Mb di RAM, 200 Mb di spazio disponibile sul disco rigido, unità CD ROM, 1 porta USB, monitor a colori con una risoluzione 800 X 600.<br />Dal punto di vista estetico la fotocamera è proprio carina: tutta di colore silver ed estremamente compatta e maneggevole. Pesa solo 145 g (senza batterie e scheda di memoria esterna) ed è lunga 92.2 mm, alta 65.7 mm e spessa 32.4 mm.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">Veniamo alle prestazioni: 7.4 megapixel totali (3152x2342), 7.1 megapixel effettivi (3072x2304), prestazioni di tutto rispetto in assoluto sia per una fotocamera compatta, sia soprattutto per questa fascia di prezzo.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">Con la risoluzione massima si ottengono stampe di categoria "ottima" fino al formato 50 x 76 cm.<br />Per quanto riguarda l'alimentazione ci si può sbizzarrire: oltre alle batterie AA alcaline in dotazione, si possono utilizzare batterie ricaricabili Ni-Mh, batterie ossi.alcaline, batterie al litio o volendo anche un adattore CA da 3 volt.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">Nella modalità foto è possibile selezionare diverse funzioni: manuale, automatico, ritratto, sport e bambini (immagini in movimento), paesaggio, notturno, neve, spiaggia, fuochi d'artificio, primo piano, controluce, autoscatto, eccetera.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">Nella modalità autoscatto si può scegliere il tempo di scatto da 2 a 10 secondi fino a 2 scatti in sequenza.</div><div align="justify">Nelle foto normali fra uno scatto e l'altro ci deve essere un intervallo di meno di 1.8 secondi.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">La fotocamera è dotata di autofocus e di esposizione automatica che si impostano premendo a metà il pulsante dell'otturatore; quindi, prima di premere a fondo il pulsante per lo scatto, occorre che si accenda la luce verde della spia "ready".</div><div align="justify"></div><div align="justify">Le foto vengono eseguite in formato JPEG/EXIF formato 2.21 e in relazione al colore possono essere selezionate le modalità colore, seppia e bianco e nero.<br />La funzione video/audio si ottiene selezionando la modalità video e premendo completamente il pulsante dell'otturatore e rilasciandolo; un'ulteriore pressione del pulsante interrompe la ripresa.La ripresa avviene in formato QUICKTIME MOV (JPEG-4) con qualità VGA (640 x 480 pixel) o QVGA (320 x24 pixel). La durata del video è ovviamente in relazione alla capacità disponibile della memoria.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">Anche nella funzione video è possibile selezionare le diverse funzioni di ripresa previste per le foto.</div><div align="justify"></div><div align="justify">Vediamo l'obiettivo.</div><div align="justify">L'apparecchio è dotato di un zoom ottico (protetto da un copriobiettivo incorporato che si attiva allo spegnimento della fotocamera) di 3X, che parte da 37 mm (da f/2.7 a f/4.8) a 111 mm (da f/4.9 a f/8.5), come a dire da un obiettivo semigrandangolare ad un teleobiettivo. A partire dallo zoom ottico è posibile attivare lo zoom digitale 5X (con anteprima sullo schermo) tenendo premuto fino al massimo il pulsante del teleobiettivo, rilasciandolo e poi premendolo di nuovo. In questo modo è possibile moltiplicare per 5 le potenzialità dello zoom ottico, anche se ovviamente la qualità dell'immagine decade. In ogni caso una spia rossa avverte quando la qualità potenziale della foto da scattare è tale da non ottenere una stampa decente in formato 10x15.</div><div align="justify">I tempi di otturazione dell'obiettivo vanno da 1/400 di secondo a 4 secondi. </div><div align="justify"><br />Il flash è impostato in automatico, vale a dire che entra in funzione quando le condizioni di luce lo richiedono. E' possibile modificare questa impostazione scegliendo ad esempio la funzione "fill" che attiva il flash indipendentemente dalle condizioni di luce (con il soggetto da fotografare in ombra o in controluce), la funzione "occhi rossi" con il doppio lampo di luce (pur se la fotocamera è dotata a prescindere di un meccanismo automatico di correzione dell'effetto occhi rossi) oppure infine la funzione "off" che disattiva del tutto il flash (consigliato per foto in notturna nelle quali si vogliono evidenziare gli effetti di luce reale). Ogni modalità selezionata viene evidenziata nello schermo LCD.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">E veniamo quindi al display LCD da 2.4" (61mm e 112.000 pixel).</div><div align="justify">Sarà che non sono ancora avvezzo ad utilizzare fotocamere digitali, ma a me sembra enorme!</div><div align="justify">Si utilizza ovviamente in primo luogo per avere una anteprima della foto che si intende scattare. Sulla parte superiore e sul lato destro vengono indicate con delle icone tutte le impostazioni prescelte e le informazioni relative allo stato della macchinetta (come ad esempio il livello di carica delle batterie ed il numero di foto rimanenti).</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">Una volta scattata la foto, è possibile rivederla immediatamente o riesaminarla successivamente. Il richiamo delle foto in memoria è possibile sia nella modalità singola a tutto schermo, sia nella modalità multipla con nove immagini simultanee (3 x 3).</div><div align="justify">E' possibile ingrandire sullo schermo una foto già scattata fino ad 8 volte. Allo stesso modo è possibile "ritagliare" una foto ingrandita mantenendo in memoria la foto originale.Le foto venute male possono essere cancellate immediatamente o successivamente dalla memoria. Le cancellazioni accidentali possono essere annullate e quindi recuperare la foto purchè si proceda tempestivamente.<br />La memoria disponibile all'interno della fotocamera è di 32MB, valori più o meno in linea con quanto offrono fotocamere di livello analogo o superiore.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">Soprattutto in relazione al numero di pixel posseduto, con la sola memoria interna è possibile effettuare ben pochi scatti, per cui è d'obbligo munirsi di una scheda di memoria esterna SD o MMC. Anche in questo caso parliamo di costi piuttosto contenuti: una scheda SD da 1 GIGA è possibile acquistarla ad un prezzo di 12-13 euro.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">La copia dalla memoria interna a quella esterna o viceversa si effettua manualmente.</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">Molto interesante è l'assistenza online fornita dalla Kodak: collegandosi all'indirizzo <a href="http://www.kodak.com/go/easysharecenter">www.kodak.com/go/easysharecenter</a> è possibile infatti registrarsi e ricevere informazioni sulla ottimizzazione delle prestazioni della fotocamera, scaricare gli aggiornamenti del software (attualmente è disponibile la versione 6.4) e ricevere assistenza sulla risoluzione di problemi eventualmente incontrati.<br />La fotocamera, inoltre, è compatibile con l'utilizzo delle stampanti dock easyshare Kodak che stampano foto 10 x 15 semplicemente collocando la macchinetta in un apposito alloggiamento ed al contempo ricaricano le batterie (in caso di utilizzo di batterie ricaricabili).</div><div align="justify"><br /></div><div align="justify">Il manuale delle istruzioni è di semplicissima lettura e consultazione. La macchinetta è comunque concepita anche per un utilizzo estremamente intuitivo.<br />La garanzia ha validità secondo gli standard europei.</div><div align="justify"></div><div align="justify">Che dire di più? In questi mesi che avuto la fotocamera in casa ho fatto diversi esperimenti in condizioni di luce e di movimento diverse: ritratti, panorami, soggetti in movimento, all'aperto, al chiuso, di giorno e di notte e sempre i risultati ottenuti sono stati estremamente soddisfacenti. In particolare, sono rimasto molto favorevolmente colpito dal flash in funzione "anti occhi rossi": risultati perfetti! </div><div align="justify"><br />Un po' diverso è il discorso delle riprese video.</div><div align="justify">In questo campo non ho modo di fare comparazioni con le prestazioni di altre fotocamere, ma posso dire di non essere rimasto deluso. Ovviamente per le riprese video non si può pretendere la qualità offerta dalle videocamere, allo stesso modo in cui dalle videocamere in funzione foto non si può pretendere la qualità delle fotocamere.</div><div align="justify">L'uso delle riprese video con una fotocamera penso che sia una funzione secondaria da utilizzare per situazioni, come dire?, di "emergenza": se si vogliono fare dei video è bene ovviamente dotarsi di una apparecchiatura specifica.</div>vecchiatalpahttp://www.blogger.com/profile/09993341778342944005noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-6779230740329950670.post-17190189159549289052007-12-17T21:21:00.000+01:002007-12-17T21:47:34.720+01:00Aprire un blog con Blogger<div align="justify">Ho trovato per caso questo video su YouTube e l'ho voluto postare perchè spero possa essere utile a chi, volendo aprire un blog, non sa come fare.<br />Non si rivolge ovviamente al popolo dei blogger, ma ai principianti ai quali spiega con parole semplici ed immagini efficaci tutti i passaggi essenziali per attivare un proprio URL in google.<br /><br /><object height="355" width="425"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/JS9WO-5jSNk&rel=1"><param name="wmode" value="transparent"><embed src="http://www.youtube.com/v/JS9WO-5jSNk&rel=1" type="application/x-shockwave-flash" wmode="transparent" width="425" height="355"></embed></object></div>vecchiatalpahttp://www.blogger.com/profile/09993341778342944005noreply@blogger.com24tag:blogger.com,1999:blog-6779230740329950670.post-41169132297160114742007-12-13T18:24:00.000+01:002008-01-03T18:30:40.384+01:00Lo yogurt fatto in casa<div align="justify">Sono relativamente pochi anni che lo yogurt (dal turco "yoggurt", cioè latte denso) è entrato così massicciamente nella nostra dieta e nella nostra cultura alimentare (il relativamente ovviamente si riferisce agli anni che ho io.....).<br />Anzi, fino a circa la metà degli anni '60, lo yogurt è stato per lo più, come si direbbe adesso, un prodotto di nicchia: l'industria alimentare cominciava solo allora a scoprirlo e a proporlo a fasce ridotte di consumatori, mentre solo nelle grandi città era possibile gustare, per chi ne apprezzava il sapore tipicamente acidulo (si trovavano solo quelli "bianchi", oggi fortemente in calo presso il gusto del pubblico), yogurt prodotti artigianalmente da "latterie" alla moda che lo proponevano in vasetti di vetro (rigorosamente con il "vuoto a rendere"), senza alcuna etichetta e prodotti quotidianamente con il semplice nome di "youg<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiugKwgpAZ9Ynutr4cjo2sKEpaq-z2QCe-gAg2vHsxjyhwz2HRViQAbH129bR70zerFrmyAHKaw898qPi_Rc7NQSdokZBqbHnDl8opMcdgS4vEEUqy0vcEXqDX1_u1_Ccg0belww8Ku04U/s1600-h/GRYOG001.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5143513414712661730" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiugKwgpAZ9Ynutr4cjo2sKEpaq-z2QCe-gAg2vHsxjyhwz2HRViQAbH129bR70zerFrmyAHKaw898qPi_Rc7NQSdokZBqbHnDl8opMcdgS4vEEUqy0vcEXqDX1_u1_Ccg0belww8Ku04U/s320/GRYOG001.jpg" border="0" /></a>urt bulgaro".<br />Il successo commerciale attuale di questo prodotto è sotto gli occhi di tutti: milioni di persone lo consumano quotidianamente, chi a colazione, chi per il break del mattino o del pomeriggio, chi come dessert, chi infine lo utilizza anche come pasto sostitutivo per ragioni dietetiche.<br /><br />Negli ultimi anni il marketing delle industrie produttrici, in genere tutte grandi multinazionali, si è ovviamente molto raffinato: oggi nei grandi magazzini non solo troviamo una varietà di marche impressionante, ma troviamo prodotti per tutte le esigenze: confezioni singole e doppie, confezioni scorte-famiglia da 6 o 8 barattolini, barattoloni, ecc..<br />Ma non solo: yogurt bianchi al latte intero o light, alla frutta frullata o a pezzetti, al cioccolato o alla vaniglia, ai cereali o al muesli. Ultimamente persino alle verdure.<br />Con o senza l'aggiunta di appositi integratori o di altre tipologie di fermenti, alcune industrie poi propongono i loro prodotti (che possegono realmente queste ed altre proprietà terapeutiche) come coadiuvanti nella cura dei disordini della pelle, per il rafforzamento delle difese immunitarie, come disintossicante e per migliorare la regolarità intestinale o per tenere sotto controllo il livello di colesterolo nel sangue.<br />Da sempre goloso di yogurt ed estremamente convinto delle sue benefiche proprietà nutritive, ho veramente molto gradito ricevere in regalo qualche mese fa una yogurtiera: l'idea di poter produrre da solo un prodotto a me tanto gradito, potendo anche scegliere personalmente gli ingredienti da usare, mi piace veramente molto!<br />Non che abbia qualcosa contro le industrie alimentari che producono yogurt: so che seguono rigide procedure per il controllo dell'igiene ambientale ed alimentare e non mi risulta, almeno per i prodotti dei quali ho avuto modo di analizzare l'etichetta degli ingredienti, che utilizzino consevanti o coloranti o altri pastrocchi del genere.<br />In realtà alcune marche indicano la presenza nei loro prodotti di non ben specifiacati edulcoranti e addensanti: intendiamoci, niente di particolarmente significativo, ma se ne possiamo fare a meno....... .<br />E poi, in ogni caso: vuoi mettere la soddisfazione di mangiare una cosa che hai fatto tu?<br /><br />Dunque veniamo al prodotto.<br />Prima però devo fare un'ultima doverosa premessa.<br />In realtà la produzione di yogurt non richiede l'ausilio di alcun apparecchio ma avviene per un semplice processo di fermentazione del latte ad opera di alcuni microrganismi (come avrebbero fatto altrimenti i popoli dell'Europa orientale e del Medio oriente che consumano questo prodotto sin dall'antichità?). Ricordo benissimo, ad esempio, che un amico, quando frequentavo l'università, era solito la sera amalgamare ben ben in una terrina una certa quantità di latte fresco con una piccola quantità di yogurt e porre il contenitore coperto con un canovaccio sul radiatotore di un termosifone: al mattino la sua colazione di yogurt era già pronta.<br />L'uso della yogurtiera rende solo più rapida, ordinata ed igienicamente sicura la preparazione del prodotto.<br />L'apparecchio risulta addirittura disarmante per la sua semplicità, sia dal punto di vista estetico che funzionale.<br />E' composto da due pezzi:<br />- una base di colore bianco e di forma vagamente cilindrica con una circonferenza di base di 24 cm; in essa trova posto in basso la parte elettrica, in alto il contenitore dei vasetti.<br />- un coperchio di plastica trasparente la cui maniglia funge anche da timer regolabile in funzione del tempo con cui si intende far durare il processo di fermentazione.<br />Basta, pertanto l'ingombro complessivo risulta molto contenuto.<br />In dotazione all'apparecchio vengono forniti sette vasetti in vetro (con relativo coperchio) capaci di contenere ciascuno 15 cl.<br /><br />Per preparare gli yogurt occorrono 1 litro di latte ed 1 vasetto di yogurt. Si possono anche usare fermenti lattici disidratati e liofilizzati che richiedono però più tempo per la preparazione del prodotto finito. Usando invece lo yogurt autoprodotto, è consigliabile rinnovarlo ogni 10/15 giorni.<br />Può essere utilizzato qualsiasi tipo di latte vaccino (fresco, a lunga conservazione o in polvere). Il latte fresco va bollito e quindi riportato a temperatura ambiente prima del suo utilizzo.<br />Lo yogurt da utilizzare per preparare la base deve essere invece del tipo "bianco" (io, ad esempio, utilizzo quello greco).<br />Si procede quindi mescolando ben ben gli ingradienti di base con una frusta fin quando non sono perfettamente amalgamati, quindi si versa il composto nei vasetti, si collocano questi all'interno dell'apparecchio senza i relativi coperchi, si mette il coperchio dell'apparecchio, si infila la spina nella presa di corrente e....si aspettano 8/10 ore (a seconda della consistenza desiderata).<br />E' importante non spostare l'apparecchio durante il suo funzionamento e non collocarlo su basi che vibrano o esposte a correnti d'aria.<br /><br />Trascorso il tempo necessario alla fermentazione, togliamo i vasetti dall'apparecchio (attenti quando si toglie il coperchio a non far cadere nei vasetti l'acqua di condensa eventualmente formatasi!), li chiudiamo con i loro coperchi e li mettiamo in frigo almeno per un'ora prima di consumarli.<br />Gli yogurt si conservano in frigorifero per 8/10 giorni.<br />I vasetti si possono lavare tranquillamente in lavastoviglie.<br /><br />Non è indicata la classe energetica dell'apparecchio, ma presuno che il consumo di corrente elettrica sia veramente irrisorio.<br />Il libretto delle istruzioni è molto chiaro e riporta anche qualche ricetta per l'utilizzo degli yogurt dopo la loro preparazione.<br /><br />Oltre che ad essere utilizzato in maniera tradizionale, lo yogurt si presta infatti ottimamente per condire insalate, preparare salse, fare gelati e dolci (anche al posto della panna o del mascarpone come, ad esempio, per il tiramisu), preparare primi piatti e piatti a base di carne o pesce, ecc. C'è anche chi lo usa come maschera di bellezza!<br />Importante: lo yogurt può essere consumato tranquillamente anche da chi soffre di intollerenza al lattosio (usufruendo quindi delle proteine, delle vitamine e dei minerali contenuti nel latte, calcio, fosforo e ferro in primo luogo) perchè durante la fermentazione il lattosio si trasforma in acido lattico.<br />Allo stesso modo, può essere consumato da chi digerisce con difficoltà le proteine del latte perchè lo yogurt è tre volte più digeribile.<br /><br />Facciamoci, dunque lo yogurt in casa e consumiamone molto: forse non vivremo tutti 150 anni, come si è creduto per certo periodo nel secolo scorso, ma sicuramente guadagneremo qualcosa in gusto e in salute.<br />A proposito: lo sapevate che Ilyich Metchniko, ricercatore dell'Istituto Pasteur di Parigi, nel 1908 fu in signito del Premio Nobel per la medicina per aver scoperto ed isolato il Lactobacillus Bulgaricus, uno dei principi attivi che induce il latte a fermentare in yogurt? </div>vecchiatalpahttp://www.blogger.com/profile/09993341778342944005noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-6779230740329950670.post-58792207756389259012007-12-08T23:06:00.000+01:002007-12-09T12:04:19.827+01:00La democrazia energetica<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCwAhxYBDah2Ty0nIUBXBug_rMLmQhiAyqT0DoKXyrUhwFOv-fhZOknJK4wJnjU5IB7biVDqtSOdlcEW16rwoDoH_XisyFuB72-3Wsmrjs8PiJsu72NQDFnJXqfsfPI3Os0yGSL5ONqXM/s1600-h/stabinq.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCwAhxYBDah2Ty0nIUBXBug_rMLmQhiAyqT0DoKXyrUhwFOv-fhZOknJK4wJnjU5IB7biVDqtSOdlcEW16rwoDoH_XisyFuB72-3Wsmrjs8PiJsu72NQDFnJXqfsfPI3Os0yGSL5ONqXM/s320/stabinq.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5141927137261360850" /></a><br /><div align="justify">L’energia è il principio vitale di ogni essere: l’uomo, a differenza dei vegetali e degli altri animali, non solo è in grado di attingere dall’ambiente in maniera passiva l’energia di cui ha bisogno per il proprio metabolismo, ma ha sempre necessitato di produrre energia anche attraverso processi tecnologici di trasformazione sia di elementi quali acqua, vento, ecc., sia di altre risorse disponibili in natura (legno, carbone, gas, petrolio, ecc.).<br />A partire soprattutto dagli inizi del ‘900 i processi economici e sociali di crescita di una parte del mondo hanno fatto sì che il fabbisogno di energia abbia subito un incremento vertiginoso: si calcola che nell’ultimo secolo tale fabbisogno si sia decuplicato e che continui a crescere con un tasso del 2-2.5% all’anno. E ciò in presenza di una situazione di forte sperequazione che vede quote consistenti di popolazione mondiale ancora in una fase di estrema marginalizzazione rispetto all’accesso ed all’utilizzo dell’energia prodotta e che legittimamente rivendica il diritto ad una maggiore partecipazione allo sviluppo ed alla crescita.<br />Il fabbisogno energetico viene attualmente soddisfatto per tre quarti da fonti fossili (petrolio, gas, carbone), per il 7% dal nucleare, per il resto da fonti rinnovabili in diverse forme (biomasse, idroelettrico, geotermico, eolico, solare).<br />Tralasciando gli effetti devastanti che ha sull’aria, l’acqua e la terra e sull’aumento complessivo della temperatura del pianeta il rilascio crescente di una quantità insostenibile di anidride carbonica nell’atmosfera a seguito di un utilizzo così dissennato di risorse fossili, oggi ci troviamo in una situazione in cui nell’arco di poco più di 90 anni le fonti convenzionali di energia saranno praticamente esaurite: al di là della questione dei costi crescenti che l’estrazione di queste risorse comporterà negli anni, gli esperti infatti prevedono che all’attuale tasso di crescita dei consumi energetici non avremo più petrolio fra 40.45 anni, gas fra 65-70 anni e uranio fra 70 anni. Solo per il carbone le previsioni sono più rosee e si stima che avremo scorte decrescenti ed a costi via via più proibitivi per altri 200 anni.<br />Per quanto riguarda l’uranio, da molti ultimamente rivalutato soprattutto in considerazione dei danni ambientali prodotti dalle altre risorse, se esso venisse utilizzato per sopperire all’intero fabbisogno energetico mondiale, le sue riserve durerebbero meno di 5 anni!<br />Che cosa è possibile fare prima che l’impatto ambientale e climatico dell’inquinamento prodotto dalle fonti tradizionali di energia giunga ad un punto di non ritorno e che la limitatezza delle risorse naturali inasprisca le tensioni sociali, economiche e politiche, peraltro già pericolosamente presenti ed operanti nello scenario internazionale, per il controllo delle fonti energetiche?<br />In una visione di medio periodo che vede comunque necessario un ripensamento del concetto di “crescita”, valutata sempre e solo in termini quantitativi, e dei modelli culturali legati al modo di “consumare”, l’unica via percorribile sembra attualmente ruotare, in un contesto di una più equa distribuzione delle risorse, attorno a due scelte fondamentali:<br /><br />- il risparmio energetico<br />- il ricorso alle energie rinnovabili.<br /><br />Risparmiare energia implica modificare radicalmente gli stili di vita, basati forse essenzialmente sulla falsa convinzione che l’attuale modello energetico sia espandibile all’infinito, per ridurre gli sprechi e rendere più efficiente l’energia prodotta. Molto significativa mi sembra la campagna lanciata recentemente dall’Eni (chiamata appunto Eni 30%) attraverso la quale si intende sensibilizzare i cittadini ad adottare poche e semplici provvedimenti in grado di far risparmiare fino al 30% dell’energia attualmente consumata.<br />Rendere efficiente l’energia prodotta ed utilizzata richiede invece scelte più generali che chiamano in causa importanti investimenti economici, provvedimenti legislativi, scelte politiche seriamente orientate alla ricerca ed alla innovazione scientifica.<br />In questo settore l’Italia ancora una volta paga un grosso ritardo: basti pensare, ad esempio, al riscaldamento delle abitazioni, il cui fabbisogno energetico in Germania (per legge ma soprattutto per come vengono costruite le case) non supera di norma i 70 kWh al metro quadrato all’anno (nelle cosiddette “case passive” di fatto non si superano i 15 kWh/m2anno) mentre In Italia, con un clima molto più mite, si raggiungono tranquillamente i 150-200 kWh/m2anno.<br />La produzione di energia da fonti rinnovabili ed in particolare attraverso il sistema fotovoltaico sta faticosamente facendo negli ultimi anni significativi, ma ancora insufficienti, passi avanti.<br />Le esperienze condotte in paesi come ad esempio la Spagna e, ancora una volta, la Germania, indicano che un modello efficiente basato sull’utilizzo di fonti rinnovabili passa attraverso la creazione di un sistema di produzione dell’energia diffusa e localizzata basata cioè sui principi della microgenerazione e dell’autoproduzione. </div><div align="justify">Per oggi mi limito a proporre il problema, in un prossimo post cercherò di esporre il mio punto di vista sulle possibili soluzioni al problema energetico nell'ambito delle possibilità legislative vigenti.</div>vecchiatalpahttp://www.blogger.com/profile/09993341778342944005noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-6779230740329950670.post-44481318815452305842007-12-02T19:33:00.000+01:002007-12-09T19:32:35.170+01:00Auto ecologiche. Perchè non hanno successo?<div align="justify">Un certo allarme fra l'opinione pubblica per l'emergenza ambientale dovuta al sensibile incremento del traffico automobilistico direi che è possibile farlo risalire intorno alla seconda metà degli anni '70 (chissa perchè tutto sembra essere iniziato in quegli anni!).<br />Prima lo "shock petrolifero" dovuto all'improvviso aumento del costo del grezzo deciso dai Paesi produttori di petrolio, poi i primi rapporti sulla qualità dell'aria, soprattutto nei grossi centri, sulla formazione del buco nella fascia di ozono, sullo scioglimento dei ghiacciai e infine sul riscaldamento globale del pianeta hanno via via creato sempre più preoccupazioni e dubbi sul cosiddetto "modello di sviluppo" fino ad allora seguito.<br />Da allora, nonostante lo sviluppo di una certa coscienza ecologistica fra la popolazione (un po' meno forse fra i nostri governanti), gli accordi di Kioto e la diffusione di informazioni e dati sempre più allarmanti circa le sorti future del nostro pianeta ben poco è stato fatto, anzi per certi versi la situazione ambientale si è ulteriormente aggravata, tanto che per alcuni scienziati ci troviamo già in una situazione di "non ritorno".<br />L'inquinamento dovuto al traffico automobilistico rappresenta solo una quota, sia pure importante, dell'inquinamento complessivo (mi limito a parlare del solo inquinamento dell'aria, tralasciando quello acustico e luminoso), ma per quanto riguarda le città è il principale, se non unico, agente responsabile dell'emissione e della concentrazione del monossido di carbonio e di numerose altre sostanze nocive attualmente presenti nell'aria.Tutti ormai sappiamo, se non altro a livello olfattivo, che l'aria delle nostre città è diventata un pericolo per la nostra salute e, in particolare, per quella dei nostri bambini e dei nostri anziani.</div><div align="justify">A prescindere dalle numerose patologie polmonari e cardiache che attualmente, almeno per quanto riguarda il loro aggravarsi, vengono direttamente correlate alla qualità dell'aria, si calcola che almeno 80.000 morti l'anno in Europa siano imputabili all'inquinamento atmosferico ed in particolare alla esposizione al particolato (il PM10, le famigerate polveri sottili) prodotto dal traffico automobilistico.Si è reso necessario monitorare costantemente la qualità dell'aria delle grandi città ed i valori registrati sono spesso al di sopra dei limiti consentiti. Ecco allora i tanto odiati (dagli automobilisti) blocchi del traffico decisi dai sindaci nella speranza di far rientrare la qualità dell'aria entro parametri "giusti", ecco levarsi invocazioni affinchè il vento spiri più forte e sposti "altrove" le micidiali polveri, ecco improvvisarsi "danze della pioggia" affinchè le polveri precipitino a terra (ma dopo dove vanno a finire?).Qual è stato in questi anni l'atteggiamento delle case costruttrici di automobili nei confronti dell'ambiente?Per molti decenni, a mio avviso, di assoluta indifferenza e di disconoscimento del problema.<br />Ma questo non deve assolutamente stupire, è nella natura delle cose: le case automobilistiche, come del resto le imprese in generale, non hanno, in una economia di mercato, per loro stessa natura e con buona pace dei padri del pensiero liberale, lo scopo etico di promuovere il bene comune quanto quello di produrre profitto e di conquistare quote di mercato sempre più importanti.Fin quando il consumatore non ha cominciato a domandare automobili con più bassi consumi e con un minore impatto per l'ambiente, fin quando la Comunità Europea e i singoli stati, sull'onda di questa richiesta, non hanno iniziato ad imporre parametri più restrittivi in favore di una maggiore salvaguardia dell'ambiente, che motivo avevano le case automobilistiche di modificare la propria politica aziendale?</div><div align="justify">Certo, una volta avviato il cambiamento nei gusti e nelle aspettative della gente, si è aperta la corsa!</div><div align="justify">Resta in me, però, un po' di rammarico per un certo ritardo con cui questa trasformazione si è avviata e per le scelte sempre unidirezionalmente rivolte per tanto, troppo tempo verso l'utilizzo dei derivati del petrolio come il principale se non unico combustibile per le automobili.<br />Un esempio concreto e lampante di quanto affermato precedentemente può essere costituito dal caso delle automobili alimentate a metano o a GPL.</div><div align="justify">In particolare le auto a metano, forse impropriamente assimilate alla categoria delle "ecologiche", presentano però dei concreti vantaggi dal punto di vista ambientale rispetto a quelle a benzina e a gasolio.</div><div align="justify">Innanzitutto il metano non è prodotto da processi di raffinazione per cui non si hanno gli effetti dannosi sull'ambiente prodotti invece dalla raffinazione del petrolio.Il suo utilizzo, inoltre, non scarica polveri sottili nell'aria e produce il 14% in meno di emissioni di CO2 rispetto alla benzina e il 18% in meno rispetto al diesel.</div><div align="justify">Sin dagli anni '50 numerosi automobilisti, attratti probabilmente più dal risparmio in termini economici ottenuto dal minor costo del carburante che per motivazioni di carattere ecologico, hanno provveduto a proprie spese a far modificare il motore della propria auto in favore dell'alimentazione a metano, rinunciando ad un 10/15% di potenza del motore stesso.</div><div align="justify">Le case automobilistiche? Assolutamente niente: fin quando il fattore"ecologia" non è diventato nel mercato auto un potenziale business in funzione appunto dell'accresciuta coscienza ecologista della popolazione hanno assolutamente snobato il metano come fonte alternativa di carburante e solo da pochissimi anni hanno iniziato a produrre automobili di serie alimentate a metano.</div><div align="justify">Vediamo ora di fare una breve e necessariamente limitata carrellata delle cosiddette "auto ecologiche".<br />Quelle a trazione elettrica sono state fra le prime auto "alternative" ad essere sperimentate.</div><div align="justify">Tralasciando le modalità con le quali viene attualmente prodotta l'energia elettrica (cioè le modalità "non pulite" che generano comunque problemi per l'ambiente), le auotomobili elettriche sono ad emissione nociva "zero".</div><div align="justify">Anche se non si direbbe, attualmente c'è un'offerta impressionante di veicoli azionati da motori elettrici, sia per quanto riguarda la tipologia dei veicoli stessi, sia rispetto alle prestazioni che sono in grado di offrire.</div><div align="justify">Oltre ai classici automezzi elettrici da lavoro (carrelli elevatori, muletti, ecc.), oggi è possibile acquistare scooter, scooter a tre ruote (tipo le storiche "Ape"), quadricicli, citycar, furgoni commerciali, taxi, minibus, scuolabus, ambulanze, bus, ecc. tutti funzionanti unicamente con batterie ricaricabili elettricamente.</div><div align="justify">Ma non solo, modelli commerciali di case automobilistiche famose sono disponibili in versione elettrica: la Master della Renault, La Sprinter della Mercedes, la Panda van, la Berlingo, ecc.Numerose amministrazioni comunali, fra le quali Firenze, Roma e Milano hanno elaborato dei protocolli che prevedono forti incentivi all'acquisto di auto elettriche: contributi in denaro, esenzione dal bollo per 5 anni (successivamente si paga il 25% del dovuto), dimezzamento delle spese assicurative, ecc. ed hanno al contempo provveduto ad installare in vari punti delle rispettive città colonnine di ricarica ad uso dei veicoli elettrici.</div><div align="justify">Il costo medio di una citycar di piccole dimensioni è di circa 10.000 euro; può circolare liberamente anche nelle ZTL e richiede per la guida il conseguimento del patentino previsto per i ciclomotori.Il punto debole degli autoveicoli elettrici è sempre stato l'autonomia delle batterie (ed i relativi tempi di ricarica).</div><div align="justify">Questo limite per certi versi permane tuttora: un auto elettrica può percorrere mediamente con una ricarica dai 60 ai 200 Km (secondo il modello e la tipologia del veicolo) raggiungendo una velocità massima di 90 km/h. Non può quindi proporsi realisticamente di sostituire in toto l'auto tradizionale, ma può a mio avviso trovare sicuramente una diffusione ben maggiore di quanto abbia oggi.</div><div align="justify">Basti pensare a quanti autoveicoli a benzina vengono oggi utilizzati esclusivamente nel ciclo urbano, oltre a quelli di molti semplici cittadini: scuolabus, auto delle amministrazioni locali e delle aziende pubbliche e private (poste, gas, enel, ecc), bus e così via e quindi a quanta meno aria irrespirabile avremmo con una maggiore lungimiranza da parte di questi enti!</div><div align="justify">A chi fosse interessato ad approfondire l'argomento consiglio una visita al sito <a href="http://www.aae.it">www.aae.it</a>.<br />Un piccolo accenno vorrei farlo anche a proposito delle auto ad energia solare.</div><div align="justify">Finora non è ancora stato trovato un utilizzo convincente della tecnologia dei pannelli fotovoltaici applicata alle automobili.</div><div align="justify">E' vero che ogni anno (mi sembra nei deserti australiani) si svolge una kermesse per prototipi di auto alimentati ad energia solare, ma si tratta di modelli francamente poco proponibili sotto il profilo commerciale: super leggeri, con una superficie molto ampia per catturare energia sufficiente alla trazione, scomodissimi, eccetera.</div><div align="justify">Le cito solo per tributare tutta la mia simpatia ed ammirazione a quegli inventori della domenica, a quei "folli visionari" che con poche migliaia di euro di investimento ed al chiuso dei loro garage e delle loro cantine continuano ad alimentare questo loro sogno di un mondo più pulito.</div><div align="justify">Resto comunque convinto che, anche nel campo delle auto delle auto alimentate ad energia solare, una seria ricerca scientifica sostenuta dalle case automobilistiche avrebbe potuto e potrebbe ancora produrre risultati estremamente interessanti.</div><div align="justify">Una breve menzione anche per la ipotesi di auto azionate ad aria compressa. Il progetto di ricerca scientifica che ruota intorno a questa opzione si basa su una semplice tecnologia meccanica: immettere nel motore aria compressa ad una pressione di 300 atmosfere in grado di trasformare l'elettricità prodotta dalla sua decompressione in movimento.</div><div align="justify">Si immette ARIA e si espelle ARIA! L'aria potrebbe essere immessa nei serbatoi sia in apposite stazioni di servizio (eventualmente alimentate elettricamente da energia eolica o solare), sia attraverso semplici compressori domestici alimentati dalla normale rete elettrica.<br />Non mi risultano, purtroppo, attualmente in commercio auto basate su questa tecnologia.In realtà tempo addietro avevo letto di una ditta italiana (la Eolo Italia) che annunciava l'imminente commercializzazione di un auto ad aria compressa e in grado di avere nel ciclo urbano una autonomia di 200Km ed una velocità di punta di 110 km/h.</div><div align="justify">Nei giorni scorsi sono andato a vedere il sito di questo produttore ed ho trovato solo un annuncio di vendita del dominio: evidentemente, a meno di gradite smentite, il progetto non è andato più in porto.</div><div align="justify">Le automobili cosiddette "ibride" invece costituiscono senza dubbio un segmento molto importante e tecnologicamente avanzato del settore "auto ecologiche".</div><div align="justify">Dal punto di vista ecolologista rappresentano in qualche modo un compromesso: la loro pecurialità consiste infatti nell'essere dotate di un doppio motore, uno elettrico, che entra in funzione fino ad una velocità di 50 km/h (quindi nell'intero percorso urbano!) e uno tradizionale a combustione per le velocità più sostenute.</div><div align="justify">In alcune fasi della guida i due motori lavorano in sinergia per ottimizzare i consumi e ridurre quindi l'emissione di CO2.Le batterie del motore elettrico si ricaricano normalmente da sole attraverso un meccanismo che convoglia l'energia prodotta dal sistema frenante alle batterie stesse.<br />Anticipatrice di questa grossa novità tecnologica è stata, tanto per cambiare, la casa automobilistica Toyota che nel 1997 ha immesso sul mercato la Toyota Prius e che in questi giorni ha festeggiato un milione di macchine di questo modello vendute in tutto il mondo.</div><div align="justify">Con la stessa concezione tecnologica, la Toyota ha poi commercializzato altri due modelli: un fuoristrada, la Lexus Rx 400h, e una gran turismo da 400 cavalli, 6 cilindri e 3500 di cilindrata, la FT-HS.</div><div align="justify">Altra casa automobilistica che ha seguito l'esempio della Toyota è la Honda con la versione Hybrid della Civic. Le caratteristiche funzionali sono identiche alla Prius.</div><div align="justify">Assolutamente innovativo e fantastico è invece il dispositivo che spegne il motore ai semafori e lo riaccende con una semplice pressione sull'acceleratore: come quando lo screen saver del nostro computer oscura il monitor per entrare in una modalità di risparmio energetico e con un semplice movimento del mouse o con la pressione di un tasto qualsiasi lo riattiaviamo!<br />Assolutamente fuori da questo mercato, almeno per il momento, le case automobilistiche europee e nordamericane.Mettendo da parte il fuoristrada e la granturismo della Toyota (il perchè di una simile scelta costruttiva per due modelli di auto assolutamente non indicati per il ciclo urbano sinceramente mi sfugge), sia la Prius che la Civic sono due berline con caratteristiche assolutamente accattivanti: sono auto comode e spaziose, forniscono elevate prestazioni, dispongono di ampi bagagliai e sono dotate dei più innovativi dispositivi tecnologici in termini di sicurezza e di funzionalità.</div><div align="justify">Il loro prezzo è di circa 25.000 euro e, con gli incentivi statali per la rottamazione e altri incentivi delle case costruttrici, si può ottenere uno sconto di 2.800 euro.</div><div align="justify">Insomma sono due ottime automobili (vi invito a visionare le brochures o a recarvi presso un concessionario per rendervene conto di persona) ad un prezzo accessibile e maggiormente rispettose del nostro habitat (possono circolare tranquillamente anche con il blocco del traffico più assoluto).<br />Ma allora perchè non hanno successo?</div><div align="justify">Questa domanda mi frulla per la mente senza riuscire a darmi risposte convincenti e definitive.I dati sono scoraggianti, almeno per noi europei (per non parlare dei dati riferiti alla sola Italia): le percentuali di vendita di auto ibride nel nostro continente, sia in assoluto rispetto all'intero parco auto, sia in termini relativi rispetto alle auto ibride vendute nel mondo, sono assolutamente irrisorie!Oggi quello di una auto a motore ibrido è un acquisto "militante": le acquistano Beppe Grillo e pochi altri.<br />Anche da parte dei nostri amministratori, che potrebbero dare il "buon esempio", c'è una assoluta latitanza: quante delle famose "auto blu" o del parco auto a disposizione dei dipendenti pubblici sono automobili ecologiche di un qualche tipo?</div><div align="justify">Mi chiedo anche però: perchè questo sistema a motore ibrido non viene commercializzato per delle auto utilitarie? Ci sono impedimenti di carattere tecnico? Se così non fosse, la commercializzazione di auto con cilindrate più basse (le più vendute!) con motori ibridi non permetterebbe di abbassare ulteriormente i costi di produzione (le famose economie di scala) e di rendere pertanto maggiormente appetibile al grosso pubblico l'acquisto di automobili più ecologiche?<br />Veniamo infine all' alimentazione ad idrogeno, il "sogno" forse più concreto per quanto concerne automobili ad emissioni nocive zero: immettere idrogeno allo stato liquido ed espellere vapore acqueo!</div><div align="justify">I primi esperimenti sull'idrogeno risalgono addirittura al 1959. Successivamente la NASA ha sviluppato notevolmente la ricerca in funzione delle missioni spaziali, tanto che già dagli anni '60 ha iniziato ad utilizzare vettori per lo spazio alimentati ad idrogeno.</div><div align="justify">Naturalmente gli scontati interessi statunitensi in campo petrolofero ha fatto sì che la ricerca finalizzata all'impiego di questo "combustibile" ai mezzi di trasporto terrestri si muovesse con notevole ritardo e solo dopo che la "domanda" di combustibili non inquinanti ha raggiunto livelli di mercato interessanti.</div><div align="justify">Attualmente tutte le più importanti case automobilistiche dispongono del "know how" per la costruzione di auto ad idrogeno o stanno sperimentando motori in questo campo.</div><div align="justify">E' da molto tempo risaputo che a Monaco di Baviera, per esempio, la Bmw utilizza a titolo sperimentale già da un po' di tempo 15 auto a idrogeno liquido per il servizio navetta dei propri dirigenti dall'aeroporto alla sede della società. Sono auto che impiegano circa dieci minuti a fare il pieno e hanno un'autonomia di circa 400 chilometri.<br />Il problema delle auto ad idrogeno quindi non riguarda più la tecnologia dei motori quanto piuttosto quello di come ottenere idrogeno allo stato puro in un quadro di compatibilità economica e senza impatti ambientali negativi.</div><div align="justify">L'idrogeno, come è riasaputo, non è presente in natura allo stato puro ma si trova contenuto in grosse quantità ad esempio nell'acqua.</div><div align="justify">Esso può essere estratto con un processo abbastanza semplice di ettrolisi, ma questo processo consuma molta elettricità: se questa a sua volta continua ad essere prodotta attraverso i metodi tradizionali che utilizzano risorse non rinnovabili ci troviamo di nuovo di fronte al famoso gatto che si morde la coda!</div><div align="justify">In questi termini la tecnologia dell'idrogeno risulta ancora troppo costosa e il suo rendimento complessivo ancora insoddisfacente.</div><div align="justify">E' proprio di questi giorni, comunque, l'annuncio clamoroso dato dalla GM che progetta di commercializzare auto a idrogeno entro il 2011. Se questa promessa sarà mantenuta si assisterebbe ad un bel effetto domino fra tutte le altre case automobilistiche!</div><div align="justify">Non ci resta che incrociare le dita ed aspettare.Quale sarà il futuro delle nostre automobili? Difficile dirlo. Quello che è fortemente probabile (e che io auspico) è che fra pochi anni le auto alimentate con i derivati del petrolio saranno una razza in via di estinzione. Ad avallare questa mia speranza c'è il dato di fatto che fra pochi decenni il petrolio (in quanto fonte di energia non rinnovabile) comincerà la sua fase discendente in termini di disponibilità (non oso pensare agli sconvolgimenti politici ed economici che questo processo comporterà...) per cui diventerà antieconomico il suo utilizzo.</div><div align="justify">Non sono uno di quelli pervasi di fiducia cieca e sconfinata nei confronti del progresso inesorabile della tecnologia, ma non mi sento neanche ispirato da sentimenti luddisti di settecentesca memoria, nè mi sembrano realistici per la soluzione dei problemi che ci troviamo ad affrontare sul piano ambientale i generici e ideologici appelli di chi dice "andiamo tutti in bicicletta".</div><div align="justify">L'Italia detiene il record mondiale di automobili in rapporto alla popolazione: nel 2000, ultimi dati a cui ho potuto accedere, c'erano 56 automobili ogni 100 abitanti e in questi ultimi 7 anni le cose non saranno certo migliorate!Incrementare il trasporto su rotaia per i grandi spostamenti (specialmente delle merci) e migliorare i servizi pubblici per il ciclo urbano sono certamente obiettivi da raggiungere al più presto per alleviare in maniera significativa il problema del traffico, ma rendere disponibili ed accessibili immediatamente mezzi di trasporto non inquinanti è l'unica soluzione possibile per cercare di rimediare ai danni che abbiamo prodotto in questi anni sull'aria che respiriamo nelle nostre città!</div>vecchiatalpahttp://www.blogger.com/profile/09993341778342944005noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-6779230740329950670.post-23943396105952088282007-12-01T17:54:00.000+01:002007-12-09T19:34:57.698+01:00Our favourite Coltrane (John Coltrane)<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-O168cQvJ6WiEg1cQSGJrSgPAYK5Rrz9vJO2Ddcuev3SUuK6G8BZjJKF3WErqlKelL_O3SFcHJbh-kQD6_iFe811wTGg_3j4Gz8WnsFHCBr-x86TgDHUgPNRn5wLwmGJB4iauqLXchyphenhyphenc/s1600-h/coltrane.gif"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5141637987178092226" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-O168cQvJ6WiEg1cQSGJrSgPAYK5Rrz9vJO2Ddcuev3SUuK6G8BZjJKF3WErqlKelL_O3SFcHJbh-kQD6_iFe811wTGg_3j4Gz8WnsFHCBr-x86TgDHUgPNRn5wLwmGJB4iauqLXchyphenhyphenc/s320/coltrane.gif" border="0" /></a><br /><div align="justify"></div><div align="justify">"Il jazz, ...., è un'espressione musicale; e questa musica è per me espressione degli ideali più alti. C'è dunque bisogno di fratellanza, e credo che con la fratellanza non ci sarebbe povertà. E con la fratellanza non ci sarebbe nemmeno la guerra."</div><div align="justify"><em>John Coltrane</em> </div><div align="justify"><br />Questo disco non fa parte, come numerosi altri album di questo musicista editi negli ultimi 30/40 anni, della discografia classica di Coltrane.</div><div align="justify">Il suo titolo, a mio avviso molto azzeccato, fa riferimento ad uno dei capisaldi della musica jazz nel suo complesso: "My favourite things", un classico del repertorio dello stesso Coltrane.</div><div align="justify">Una operazione commerciale, dunque, ma anche intrinsicamente una operazione con una certa valenza culturale che ha per obiettivo quello di riproporre ad un pubblico più vasto, possibilmente anche giovanile, l'ascolto della migliore produzione musicale di uno dei più grandi (per me il più grande) musicisti di jazz mai esistiti.</div><div align="justify">E questo tipo di operazioni è tanto più importante in quanto il jazz, (e lo dico da vero appassionato di questo genere musicale) non gode obiettivamente di un buono stato di salute.</div><div align="justify">Tante e complesse sono le ragioni di questa crisi: potrei citare, ad esempio, l'inadeguato ricambio generazionle dei musicisti che lo interpretano o le "esigenze" commerciali che rendono meno appetibile alle case discografiche la promozione di questo genere musicale.</div><div align="justify">Queste, però, non costituiscono altro che la fenomologia di questo processo: alla base della crisi, a mio avviso, ci sono ragioni "interne" al jazz stesso, che si è sempre storicamente caratterizzato come stile musicale "vivo" e capace continuamente di rinnovarsi stilisticamente in rapporto ai mutamenti storici e sociali.</div><div align="justify">Ma andiamo con ordine e facciamo un ragionamento un po' più analitico.<br />La storia del jazz, almeno nelle sue stagioni più vitali, è un'epopea tragica ed eroica alla stesso tempo, fatta di sofferenze, discriminazioni razziali, tossicodipendenze e morti in giovane età, ma allo stesso tempo impregnata di allegria, gioia di vivere, passione, spiritualità, protesta, rivolta, impegno civile e politico, riscatto sociale, incontro di culture e razze diverse.</div><div align="justify">Il jazz, come in Europa la musica sinfonica e operistica del 700/800, è stato essenzialmente "musica popolare" nel senso più alto del termine, testimonianza e specchio di fermenti, gusti e aspirazioni di un'epoca e di un popolo.<br />Nato ed evolutosi dall'incontro della tradizione afro dei neri d'America (blues, boogie, spiritual e poi rithim and blues) con la cultura musicale occidentale (nel senso della melodia, dell'armonia e dello strumentario), il jazz si caratterizza per tre elementi fondamentali:</div><div align="justify">- il tempo musicale, definito semplicemente con la parola "swing"</div><div align="justify">- la spontaneità della sua esecuzione, in cui l'improvvisazione ha un ruolo di primissimo piano</div><div align="justify">- il modo di fraseggiare e di formare il suono del tutto originali.</div><div align="justify">(Spero mi perdoneranno i cultori del jazz per questa estrema banalizzazione degli elementi principali di questo genere musicale).</div><div align="justify">Tutta l'evoluzione stilistica del jazz si basa sulla mescolanza e sul rapporto di questi tre elementi e sul porre accenti diversi a ciascuno di essi: dagli incerti primordi del ragtime, al dixieland, allo swing, al bebop, al cool, all'hard bop fino al free jazz, le caratteristiche fondamentali di fondo del jazz rimangono sostanzialmente immutate pur modificandosi stilisticamente in maniera marcata.</div><div align="justify">Così come per la musica classica europea agli inizi del novecento, così per il jazz dalla fine degli anni '60 e i primi anni '70 il legame che univa il popolo nero-americano a questo genere musicale si è progressivamente e forse definitivamente allentato e spento.<br />Non è questo forse il luogo per analizzare le cause sociali e culturali di questo processo, ma in breve si può dire che si è verificato quello che i sociologi definiscono "il riflusso": giunto forse all'apice della propria evoluzione (ad un punto che molti definiscono di "non ritorno"), il jazz non ha saputo più evolversi e trovare nuovi stimoli ed innovazioni stilistiche (a meno di non considerare tali i tentativi di "fusion" che si sono alternati negli anni '70 e '80, con esiti obiettivamente "sterili"). Le nuove generazioni dei neri d'America hanno seguito nuove culture musicali: da un lato le tipiche strade del disimpegno, di cui la "disco music" degli anni ottanta è forse l'emblema musicale più significativo, dall'altro vie caratterizzate da ribellismo (se non proprio da comportamenti francamente antisociali), di cui il rap è solo una delle tante espressioni culturali.</div><div align="justify">Certo il jazz si esegue ancora, come del resto si eseguono ancora le opere e le sinfonie classiche dei musicisti del passato, ma ormai è un genere musicale del tutto slegato dai processi che percorrono la società contemporanea: come la musica classica, adesso è musica "colta", apprezzata e seguita da elites culturali europee e nordamericane.<br />Ci consola, rispetto agli appassionati di musica classica, il fatto che la tecnologia ci ha regalato la possibilità di poter ancora ascoltare i nostri brani preferiti direttamente eseguiti dai veri protagonastici di questa fantastica epopea.</div><div align="justify">Per chi come me, però, ha avuto la fortuna negli anni '70 di assistere qui in Italia a concerti dal vivo di artisti come Bill Evans, Cecil Taylor, Duke Ellington, Ella Fitzgerald, Charlie Mingus, Don Cherry, Miles Davis, Oscar Peterson, Ornette Coleman (solo per citare i primi nomi che mi tornano in mente) soprattutto nel corso dei mitici "Umbria Jazz" (concerti gratuiti ed itineranti collocati nello scenario delle più splendide località naturali ed artistiche di questa regione), piange veramente il cuore vedere al giorno d'oggi inseriti nei tabelloni delle manifestazioni jazzistiche nomi come Astor Piazzola, Joan Baez, James Taylor o Burt Bacharach: per carità, artisti di tutto rispetto e che stimo moltissimo ma che nulla o poco hanno obiettivamente a che fare con il jazz.<br />L'araba fenice non ha saputo più risorgere dalle proprie ceneri.</div><div align="justify">Trane (così gli ammiratori chiamavano Coltrane, giocando con l'assonanza della parola "train": inarrestabile come un treno che corre a tutta velocità) si impose sulla scena musicale, dopo qualche anno di gavetta in band minori, intorno alla metà degli anni '50, nel periodo cioè forse di massimo splendore del jazz, innalzandolo a livelli sublimi del tutto inimmaginabili e lasciando in pochi anni di attività (morì nel '67 a soli 41 anni) una traccia indelebile e forse definitiva nella storia di questo genere musicale.<br />Contemporaneo di artisti come Miles, Coleman, Cherry, Taylor, Rollins, Sheep e tanti altri con molti dei quali suonò insieme in concerti ed in jam sessions, Coltrane è contemporaneo e testimone di un'America, tanto per cambiare, estremamente complessa e contraddittoria: l'America "bianca", intrisa delle paranoie maccartiste e del Khu Khux Klan, l'America degli armamenti nucleari, della guerra fredda e di quella "calda" di Corea; "l'altra" America bianca, quella della "beat generation" di Kerouac, Ginsberg e Ferlinghetti, che già preludeva ed in qualche modo anticipava la grande esplosione libertaria degli anni '60; l'America "nera", ancora sottoposta a leggi e consuetidini oggettivamente razziste, che cercava faticosamente di alzare la testa per affermare la propria dignità di uomini, dando vita a movimenti che poi sarebbero sfociati da un lato nella protesta non violenta di Luther King, dall'altro nel sogno rivoluzionario di Malcom X e delle Black Panthers.</div><div align="justify">Il jazz è lo specchio di questi fermenti: dall'esperienza del Cool jazz si evolve nella musicalità aggressiva dell'hard, del modale fino ad approdare al free.Questo disco, e questo è un limite "oggettivo" di ogni antologia, può ovviamente dare solo parzialmente conto della produzione musicale di Coltrane.</div><div align="justify">Presenta infatti solo sette esecuzioni (ricordiamoci che le esecuzioni jazzistiche sono intrinsicamente lunghe): nel caso di questa artista, di cui nessuna esecuzione, a mio avviso, può essere considerata "minore", qualsiasi altra selezione si fosse fatta sarebbe stata allo stesso tempo legittima ed arbitraria.<br />I brani contenuti in quest'album sono i seguenti:</div><div align="justify">1 My Favourite Things</div><div align="justify">2 Mr.P.C</div><div align="justify">3 I Want To Talk About You </div><div align="justify">4 Naima </div><div align="justify">5 Stuff I'm Partial To </div><div align="justify">6 Traneing In </div><div align="justify">7 Man Made Miles </div><div align="justify">Di questo album vorrei indicarvi in modo particolare tre brani perchè rappresentano simbolicamente altrettante "anime", fra le tante, di Coltrane:<br />"My favourite things", il brano di apertura, forse l'esecuzione più nota di Coltrane, sicuramente quella che lo ha consacrato definitivamente come uno dei più grandi esecutori di jazz di tutti i tempi. Eseguito per la prima volta nell'album omonimo del '60, questo brano è stato poi riproposto in numerosi altri album successivi e in quasi tutti i concerti dal vivo del musicista.Opportunamente stravolto in chiave jazzistica, si ispira ad un waltz molto garbato che veniva cantato da Julie Andrews nel musical "Tutti insieme appassionatamente (ricordate la versione in italiano: "Tre son le cose che piacciono a me"?), e si compone soprattutto di lunghe ed ipnotiche improvvisazioni del suo sax soprano.La scelta di questo strumento, che non è lo strumento principale di Trane (che era solito suonare il tenore) permette al musicista di esprimersi con sonorità chiaramente ispirate alla musicalità araba e orientale (indiana in primo luogo). Si può dire che con questo brano inizia per Coltrane la ricerca delle sonorità "modali" che, negli anni a venire, caratterizzeranno più apertamente e direttamente il suo stile.<br /><br /><object width="425" height="355"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/2pXWKwUYGKg&rel=1"></param><param name="wmode" value="transparent"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/2pXWKwUYGKg&rel=1" type="application/x-shockwave-flash" wmode="transparent" width="425" height="355"></embed></object><br /><br />Il secondo brano è "Mr.P.C.", brano di chiusura dell'album "Giant Steps" del '59, il disco della "rivelazione": il brano, dedicato al contrabbassista Paul Chambers, di cui Coltrane ha sempre avuto grande stima ed ammirazione (tanto, appunto, da dedicargli un brano), venne definito dai critici "Blues supersonico". Qui troviamo il Trane-train, note stupefacenti e inaspettate in successione incredibile, suoni acuti e suoni bassi che si rincorrono con la stessa facilità (o complessità) di un piano, l'impressione che da un momento all'altro il sassofono esploda.<br />Il terzo brano è "Naima", sempre dell'album "Giant Steps". Qui troviamo il cosiddetto "gentle-side of John Coltrane": una ballata delicata e dolcissima scritta dallo stesso Coltrane e dedicata a Naima, nome arabo della sua prima moglie, in cui l'espressività musicale e la passione prendono il posto della complessità armonica.<br /><br /><object width="425" height="355"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/q6WwuxqXPOg&rel=1"></param><param name="wmode" value="transparent"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/q6WwuxqXPOg&rel=1" type="application/x-shockwave-flash" wmode="transparent" width="425" height="355"></embed></object><br /></div><div align="justify"><br /><br />Un album assolutamente da avere e da godere: note urlate, graffiate, accarezzate; passione. rabbia e spiritualità fuse magicamente nel delirio, nella trance e nell'estasi musicale di un genio della musica jazz </div>vecchiatalpahttp://www.blogger.com/profile/09993341778342944005noreply@blogger.com4